Il mago delle formiche giganti. La dislessia a scuola: tutti uguali, tutti diversi

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L’idea di realizzare questo libro nasce nell’ambito del “Comitato per le problematiche sociali dell’Associazione Italiana Dislessia”, con l’intento di spiegare questo disturbo dell’apprendimento ai bambini, in particolar modo nei primi anni della Scuola elementare: a quelli che la dislessia non la conoscono, e hanno bisogno di sapere che ci può essere un loro compagno di classe che non è in grado di scrivere e leggere bene o fare i colcoli velocemente, e a coloro che le difficoltà legate alla dislessia le vivono sulla propria pelle. E dovendo rivolgersi ai bambini, cosa poteva esserci di meglio che una favola? Ecco allora cinque bambini, “tutti uguali e tutti diversi”: Tommaso, il più pauroso del gruppo; Alessia, un po’ sovrappeso; Smilla, troppo alta per la sua età; Pietro, che senza occhiali non vede nulla; e Giovanni… che ha difficoltà a leggere e ad imparare le tabelline. Perché l’intento degli ideatori era non enfatizzare la dislessia come segno di qualcosa di speciale, ricercando ad esempio segni di genialità nelle persone dislessiche: sembrava loro più utile parlare delle peculiarità di cui è fatto ciascuno di noi, anche di quelle che ci creano difficoltà. Ecco dunque i nostri protagonisti partire alla volta del Rio Bo, con la loro classe, il maestro Fabio e la maestra Tiziana. Ed ecco un incontro sorprendente: è il “formicone” Zutaz, mago “pasticcione” che tentando di trasformare i nostri protagonisti in formiche sbaglia incantesimo col risultato di rimescolare tutte le loro caratteristiche: così Giovanni diventa pauroso, Alessia dislessica, Pietro altissimo, e via dicendo. Sarà proprio Giovanni, alla fine del racconto, a sconfiggere Zutaz e a liberare tutti dall’incantesimo: rimarrà però ai nostri una comprensione più profonda delle peculiarità altrui, dislessia inclusa, valorizzate non tanto come segno di qualcosa di speciale ma piuttosto “come un’occasione che è data per conoscersi, conoscersi bene, e per aiutarsi”.

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