CLASSE PRIMA. Cosa fare con i bambini in difficoltà

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Il monitoraggio nelle classi prime è stato utilizzato per la prima volta  all’inizio degli anni 2000, e si è esteso fino a diventare prassi obbligatoria nella scuola italiana. La prova è effettuata in due momenti dell’anno: a fine gennaio e a fine maggio. Dopo il test di gennaio c’è il controllo dei risultati; si individuano gli alunni che hanno bisogno di un percorso di recupero, che durerà fino al secondo test, a maggio. Cosa fare per i bambini che si trovano in difficoltà? Prima di tutto, secondo le autrici, nell’analisi dei risultati non basta tenere conto della quantità degli errori, ma bisogna prendere in considerazione la loro qualità. Il paradigma qui utilizzato è quello di Ferreiro e Teberosky, che portando avanti il lavoro dello psicologo svizzero Jean Piaget svilupparono una teoria stadiale concernente l’acquisizione della lettura e della scrittura. È così possibile individuare nei bambini diversi livelli di competenza a seconda del loro sostare per un tempo maggiore rispetto agli altri in uno stadio specifico. Su queste basi è possibile impostare il percorso di recupero, esso stesso organizzato in livelli. Coerentemente col paradigma adottato gli esercizi proposti riguardano prima l’apprendimento fonologico, e solo successivamente quello fonografico. Si parte dal lavoro sulle vocali, passando per le rime, per arrivare alle sillabe più semplici e quindi a quelle più complesse.

Se al test di maggio ci saranno ancora bambini ad un livello insufficiente di autonomia nella letto-scrittura, l’insegnante chiederà ai genitori complicità e alleanza per l’esecuzione del lavoro estivo. Al ritorno dalle vacanze l’insegnante effettuerà le prove di ingresso, ed eventualmente, se opportuno, consiglierà ai genitori di contattare il servizio psicopedagogico della ASL per una valutazione.

Completa il libro un’appendice intitolata “Cosa dobbiamo sapere dei nostri alunni non italiofoni”, che si concentra nello specifico sulle difficoltà nell’apprendimento dell’italiano scritto da parte dei bambini di lingua araba e cinese.

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