Poesie

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“Sono Adolfo Murgia nato a Seulo il 14 febbraio 1928. Trapiantato ad Austis dal 17 agosto del 1954, di mestiere faccio il capraro da 83 anni consecutivi e nonostante l’età esercito ancora.” 

Così si presenta l’autore nella postfazione di questo piccolo volume che raccoglie le sue poesie, riportate qui tradotte con testo originale in lingua sarda a fronte. 

Si tratta di un esempio di “alfabetizzazione poetica” molto diffusa nelle generazioni passate e legato alla tradizione dell’improvvisazione, per cui ogni evento della vita quotidiana poteva essere espresso in versi, e che assolveva ad una “funzione mediatica ante litteram” dando comunicazione delle novità principali nelle piccole comunità autosufficienti.

I temi centrali nei versi di Murgia sono l’amore per la moglie Antonia, presenza stabile e “stella polare” nel susseguirsi di eventi della sua vita, e l’ingiusta detenzione cui è condannato nel ’79 per un delitto, l’uccisione di un pastore, da lui mai commesso, ma che gli viene imputato da una “lettera anonima molto ben dettagliata”; sarà totalmente scagionato un anno dopo, ma impiegherà anni a pagare i debiti accumulati. Un’ulteriore tematica che trova espressione nella terza sezione del volume (pensando alla vita) è l’amore per la sua isola, la Sardegna, “terra dai mille fiori profumata”, e per Austis, suo paese d’adozione, “nido di dolcezza” “a ottocento metri d’altura”.

Murgia utilizza un linguaggio semplice, ma vivido, mentre il legame con la tradizione dell’improvvisazione, come nota Simone Pisano, “dà freschezza e vigore alla cronaca dei drammatici eventi, pur stereotipata”. Ne esce il ritratto di una vita intensa, a tratti dura, piena di avversità, ma che Murgia affronta seguendo una via “giusta e onesta”, “con pazienza e serenità”.

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