L’eresia di essere Anastasia

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Eresia, letteralmente, significa «opinione erronea, assurda, insostenibile o anche sovversiva e scandalosa». Ha a che fare, dunque, con qualcosa di inconcepibile. Tutto il contrario di quello che “Le pagine di me”, edito da LibriLiberi, presenta una riga dopo l’altra. L’autrice, Anastasia Lucantoni, concepisce come un preciso e scandito viaggio nel pensiero fluido e sciolto da ogni vincolo questo concentrato di verità monografica. “Un fiume in piena di vorrei”, accompagnati da verbi cruciali che casualmente iniziano tutti per “a”. 

Allentare, aiutare, azzardare, ammassare. Nell’empatia simil-poetica di Anastasia Lucantoni si edifica, con l’umiltà della saggezza, la cruda consapevolezza di un animo segnato dalla necessità di avere coraggio. Il coraggio di osare nei propositi che conducono alla libertà, un concetto mai così concreto. La volontà di assistere, di provare ad andare oltre l’ostacolo, accumulando sempre dosi più o meno abbondanti di emozioni, è l’unica via per la liberazione, o per la libera azione.

Ammirare, affogare, accettare, accogliere. C’è il linguaggio della venerazione affettiva in alternanza a quello della psicologia. L’autrice non nasconde il proprio orgoglio verso la dimensione famigliare, nella più pascoliana delle rivelazioni del “nido”. Il nucleo è guscio e corazza: luogo in cui nascondersi e luogo da cui attaccare. Nell’equilibrio tra questi due estremi risiede la mansione esistenziale di chi scrive: organizzare la rivoluzione della propria vita, o essere disposti a cambiare.

Fede, scrittura e musica sono i tre perni che nutrono lo spirito e la mente di Anastasia. La quale, tuttavia, non dà per scontato nessun input proveniente da queste tre macro-sfere. Al contrario, con la lucidità di colei che è in grado di separare manifestamente il “dato” e il “tolto” nel bilancio economico della vita, si rafforza da questo nutrimento per contrastare l’eterna sospensione tra il passato e il futuro. È orgogliosa di vivere di ricordi, Anastasia: rispetto ai molti, però, ha già rimembranze di ciò che verrà poiché le scaturiscono dalla determinazione con cui pianifica i propri obiettivi. Rivoluzionare l’esistenza, appunto. Cambiare.

Amare. In amore e in amicizia. Un altro verbo che comincia con la lettera principe in cui è distillato il dolore di una lotta continua, quotidiana, verso la sospirata realizzazione dei propositi. Attendere, augurare, augurarsi. L’attesa non sarà vana né angosciante. 

Ammirare e affogare: come l’autrice separa con ordine il bene e il male, così seleziona i modelli da imitare e quelli da rifuggire. Ad affogare sono i pregiudizi, non resistono di fronte alla bellezza della sfrontata voglia di avanzare.

Assertività. Non è un verbo ma consente di arrivare. Anastasia Lucantoni lo comprende e lo narra, con la delicatezza malinconica di una voce discreta, la stessa che ci insegna la vera eresia: non la disabilità, ma la tendenza a cedere troppi istanti. L’ennesima lucida lezione di chi ha capovolto il concetto eretico. Allora l’eresia è essere Anastasia. 

 

Rocco Della Corte

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