Storie di dislessia. I bambini di oggi e i bambini di ieri raccontano la loro battaglia quotidiana

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Questo libro aggiunge un ulteriore tassello al nostro repertorio di conoscenze sulla dislessia, il più noto disturbo dell’apprendimento scolastico. Più noto ma non abbastanza, verrebbe da dire leggendo le testimonianze contenute nel presente volume, la cui specificità consiste nel fornire un doppio punto di vista sul tema, attraverso le storie narrate dai protagonisti e dai familiari. Ruoli che poi talvolta si sovrappongono, ove non di rado, in un disturbo che presenta una certa familiarità, l’adulto arriva a riconoscersi nelle difficoltà scolastiche affrontate dal figlio a cui la dislessia viene diagnosticata.

Le storie contenute nel libro sono disparate, e tuttavia alcune regolarità emergono. Prima di tutto facciamo chiarezza su un punto: dislessia non significa disturbo del linguaggio o difficoltà generalizzata nell’apprendimento, ma nello specifico disturbo dell’acquisizione della letto-scrittura. Così generalmente essa non si manifesta prima dell’ingresso alle scuole elementari. È qui che iniziano i problemi: nonostante tutti i suoi sforzi il bambino non riesce a tenersi al pari con le acquisizioni dei compagni; e i fraintendimenti: nel peggiore dei casi il piccolo viene giudicato poco intelligente, nel migliore accusato di scarso impegno e di non esercitarsi abbastanza. E qui si entra in un vero circolo vizioso: ignorando completamente la natura del problema gli insegnanti e gli stessi genitori si trasformano in involontari aguzzini, costringendo il bambino ad un esercizio spossante quanto inutile. In particolare il momento dei compiti a casa diviene un vero incubo, con i genitori che ricorrono alternativamente a blandizie e ricatti per costringere il figlio ad applicarsi. Risultato: rapporti famigliari deteriorati, distruzione dell’autostima, rifiuto della scolarizzazione, comportamenti oppositivi. A questo punto di norma i genitori si rivolgono ad uno specialista: che troppo spesso confonde i sintomi con le cause, spiegando il tutto con un blocco causato da problemi famigliari/affettivi. In un modo o nell’altro, prima o dopo, solitamente arriva la diagnosi: quello che era solo un fantasma adesso ha un nome: dislessia. Troppo spesso però questo punto di svolta corrisponde solo all’inizio di un nuovo calvario: si tratta ora di far capire il problema agli insegnanti, affinché questi concedano all’allievo dislessico i dovuti strumenti compensativi e le misure dispensative. E lo scoglio si ripresenta all’inizio di ogni livello scolastico.

La prima edizione del libro è del 2007, oggi forse la dislessia è più conosciuta, ed esiste una legge (170/2010) che tutela bambini e ragazzi portatori di questo disturbo specifico dell’apprendimento. Ma queste “storie di dislessia” rimangono più che mai attuali, nel ricordarci che i disturbi dell’apprendimento, queste strane affascinanti “neurodiversità”, non costituiscono un problema in quanto tali, ma lo diventano se misconosciuti o sottovalutati, ed in rapporto a specifici metodi e modalità di insegnamento.

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